martedì 1 maggio 2012

Ernesto Angelini omaggia "Prove de Teatro"

Con gratitudine e simpatia ospito ancora una volta sul blog il poeta Ernesto Angelini che con un ricco e articolato lavoro poetico omaggia a suo modo il gruppo teatrale "Prove de Teatro" in occasione della messa in scena della prima commedia dialettale in tre atti "En dì tornar a Trent" proposta al pubblico gli scorsi 20-21-22 aprile 2012 presso il Teatro di Calliano.

Caro Ernesto anche questa volta ci lasci veramente senza parole...
nel senso che personalmente mi risulta difficile commentare un si tal capolavoro poetico.
Proprio nel giorno dedicato a ciò che nobilita l'uomo tu hai proposto a tutti noi qualche cosa di veramente "nobile" e quindi speciale.
Questo tuo ripercorrere la nostra storia attraverso l'emozione che hai provato tra gli scranni del vecchio teatrino di Calliano ti fa davvero onore. 
Come un pittore di chiara fama hai saputo "pennellare" le parole creando dal nulla un "dipinto letterario" che ci rende veramente orgogliosi del nostro impegno e lavoro.
Ancora una volta grazie! ...per aver donato ad ognuno di noi l'emozione del ricordo rimato...occasione rara e per questo ancor più apprezzata!

Romano Panizza


“En dì tornar a Trent” rivisitata a modo mio
Omaggio e plauso ai filodrammatici di Calliano


Si rinnova anche quest'anno, qui nel blog del nòss Romano,
l'occasiòn per dare un plauso ai nòssi attori de Calliano.
E quest'ann l'è stàda dura, con en “sergente” ala regia
per sovrintender tut l'andàzzo col supporto della Lia.

E la trama al suo proemio fa casualmente richiamar
la famosa canzonetta di quei quattro amici al bar,
che tra do coche e do caffè, i volèa cambiar el mondo
quasi al pari d'en calzòt da rivoltàr da zìma a fondo.

E cossì scomìnzia via quel novellar ameno e amaro
tra la forza delle idee e la corruzione del denaro,
tra le proposte innovative di fermenti studenteschi
e l'alcolica euforia che regnava in quei rinfreschi.

Po' nel tempo quei tumulti, quei sussulti, quei fervori
quele ambiziòn de Che Guevara e de rivoluzionari allori,
i s'è placàdi piàn-pianèl tra le angustie della storia
e all'esistenza di ciascuno hann mutato traiettoria.

L'ex avaro ha fat carriera, e con tuti i soldi che ha sparmià
na gran fabbrica de bibite nell'urbe eterna el s'ha 'mpiantà.
Ma l'esser manager d'industria la sò impronta no ha cambià
e anca adesso come allora, l'è ancor cèp e scavelà.

L'altro amico, 'nvèzi quelo, decisamente pu sfigà,
l'era un tempo cancelliere ma i l'ha adèss demansionà.
Ora el fa el “portabicèri” in piazza Duomo tra i taolìni
in quel lenìr le varie arsure dei turisti e dei trentini.

E' restà quei altri doi, che nell'avventura precedente,
se memoria non m'inganna, èran medico e paziente.
In questo tempo tutti e due, sono entrambi professori,
un de lettere e quel'altro, istruttor de sonadòri.

Nel frattempo l'ex avaro el s'ha sposà con la moretta
che laorava en tribunal con quel giudice macchietta.
Ma il coniugio non fu fausto e l'èra bèghe tuti i dì,
tant'è vero che ala fìn i ha cognèst 'mpiantàrse lì.
 
E qua s'innesta el grande tema del segreto di un rimpianto
di un'amor mai dichiarato e di quell'altro adesso franto.
Un'introspezion a tutto tondo lungo il sentiero della vita,
in quell'ansia da coniugio che ha reso l'Anima aggrinzita.

Partì da Roma verso Trent col magòn di quel tormento
per sigillar solennemente quel suo bruciante fallimento,
sui sentài del “freccia rossa” con el cul che ghe pesava,
ritornava l'ex avaro e in petto il còr ghe smartelàva.

E scivolando verso l'alpe si macerava nel ricordo
di quel suo altro antico amor che ai suoi palpiti fu sordo.
Le domande, una via l'altra, le era come alta marea
e le ghe s'ciopàva 'n te la testa causando cefalea.

Arrivà a l'appuntamento, con la legge e col destino,
l'ha provà n'altro dolòr, come al morso di un mastino,
reincontrando i vèci amìzi e riandando a far memoria
quando la rivoluziòn l'era occasiòn per far baldoria.

E tra questi c'era lei, ancor bellissima negli anni,
che sembrava l'attendesse nell'indugio degli inganni.
Il suo tempo si sospese in quel tuono d'emoziòn,
e in un tremito di gambe ghe nà su anca la pressiòn!

Questa qui l'è la riprova che el temp no guarìss gnènte:
quella ferita resta aperta anca se te cambi ambiente.
Che patìss en te ste storie, normalmente l'è sol uno,
e la conferma l'èra lì, proprio all'ombra del Nettuno.

Lì davanti, in quegli istanti, il disinganno s'è compiuto
e nello strazio di quel cuore si schiantò quel gran rifiuto.
L'è stà n'attimo, el vedèrla, sule gàide del compare,
ed avvampar nella coscienza che non la poteva amare.

E gli amici, tutti intorno, a testa bassa ogniùn fu prono
nel dogliarsi solidale per la disperaziòn dell'abbandono.
Ma oramai l'era zà tardi per annientar quell'anatema,
ed evitar che un cuore tenero s'avvitasse in quel teorema.
 
E cossì finìss la storia, ma soltanto en la finziòn
perchè, purtroppo nella vita, l'è na costante st'affliziòn.
L'è la storia degli umani, la g'avèn nei cromosomi,
e gli scrittori in argomento i ha 'mpienì parecchi tomi.

Questo tema del rimpianto el ne attanaglia tutti quanti
come na taiòla immensa, per miliardi de abitanti.
Chi di noi dentro di sé ha dispensa dal segreto
di una fiamma misteriosa come il mistico roveto?

Chi può dirsi ben sicuro nel turbinio dei sentimenti,
nella lusinga che ti avvolge con le sue carezze aulenti?
Tante volte uno 'l se crede d'esser fiero e saldo in sella
e per questo non si allarma per quel tarlo che arrovella.

Come quel che nel Conclave entra certo del papato,
e alla fin poi se ne esce, cardinal come v'è entrato!
L'è zo 'n fònt ad ogni somma che se pòl far el totale!
Cossì, almèn, l'ha dit Totò con la sua arguzia proverbiale.

Tante volte, l'è ben vera, che l'è tut mèterse en ment
e che el diàol no l'è si orrendo come dìss tuta la zènt!
Ma no se pòl mai star tranquilli con il fascino di Venere,
perchè l'è bràsa silenziosa che arde viva sotto cenere.

E qualche slìnza, prima o poi, la te aizza la chimera
che  el contatòr dele virtù, en te n'attimo te azzera.
Ma io penso con candore che strangossàr non sia peccato
perchè esprime la tensiòn verso ciò che non è stato.

Perchè stando alle intenziòn, chi di noi può dirsi indenne
e sottrarsi con destrezza ad un castigo assai solenne?
L'è davvero en gran casìn, districarse nel garbuglio:
non c'è ancora una ricetta, né poziòn od altro intruglio.

L'è el Mistèro della Vita, che occhieggia piano-piano,
quel che avèn vist andare in scena al teatro di Calliano!
Bravi dunque, bravi tutti ! Na masnàda de talenti,
che con estro genuino ci hann saputo far contenti.


(Ernesto Angelini – Calliano 01.05.2012 – ernesto.angelini@alice.it)


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6 commenti:

Anonimo ha detto...

È con grande soddisfazione e orgoglio che leggo questo bellissimo omaggio da parte del poeta Ernesto Angelini alla compagnia teatrale "Prove di teatro". Il testo, oltre che di piacevole lettura, è di grande stimolo per continuare sulla strada intrapresa.
Grazie.
"il sergente"

Anonimo ha detto...

Assolutamente Mitico Artista!!! Grande Ernesto!!

Mattia Romani

Anonimo ha detto...

Grande come sempre Ernesto...

Lorenzo Conci

Anonimo ha detto...

Ernesto, le cui parole sono note che creano un'armonia per l'anima...
Roberta

Unknown ha detto...

Bello!

Stefano ha detto...

Complimenti Ernesto! Un "carme" stupendo, una vera icona che rallegra tutti gli attori e simpatizzanti.
Scrivere in rima è proprio complicato,
tento di provare ma non sono soddisfatto!
Lascio dunque a te continuare,
ed io mi limiterò ad ascoltare
nelle pause al caffè
tutta la poesia che c'è dentro di te.
Stefano

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